Il 19 febbraio scorso, dentro una delle stanze della facoltà di ingegneria civile dell’Università degli Studi della Basilicata, due civic hacker (Marco Stenico ed Elf Pavlik) hanno incontrato un gruppo di cittadini di Potenza per raccontare come si può lavorare sui trasporti pubblici urbani di una città partendo dal basso, cioè dalla collaborazione di tutti.
La giornata - battezzata “unTransit”, replicata il 21 febbraio a Matera per l'Open Data Day, con smart communities provenienti da tutto il Sud Italia - è iniziata con l’illustrazione del metodo: mappatura delle linee urbane della città (percorsi e fermate) su Open Street Map; utilizzo delle tabelle degli orari di partenza dai capolinea scaricati dal sito del gestore; realizzazione di un tool che estrae le linee dei trasporti mappate da Open Street Map; trasformazione - insieme ad alcuni parametri specifici - dei dati in uno standard GTFS.
La giornata è proseguita con un mapping party: mezzo gruppo è rimasto all’UniBAS a scrivere righe di codice, l’altro mezzo è salito su tre linee urbane, e, smartphone alla mano, ne ha mappato percorsi e fermate. Infine, tutti rientrati al quartier generale, si sono buttate le basi per il lavoro futuro. L’obiettivo è ottenere un’App che consenta ai cittadini di sapere, in tempo utile, dov’è il mezzo pubblico su cui intendono salire.
Può sembrare solo una giornata di civic hacking come tante. Ma per capirne l’importanza, come nei gialli, occorre andare a ritroso nel tempo, e cercare tracce.
Prima di unTransit a Potenza, c’è stata la strepitosa vittoria di Matera, che ha sbaragliato le altre città italiane concorrenti al titolo di Capitale Europea della Cultura per il 2019.
Prima della vittoria, e per giungere ad essa, è successo che il Comune di Matera si è dotata di un efficiente ed efficace (5 stars!!) portale Open Data. In forza di questo, il Comune ha organizzato un Open Data Contest, nel quale Marco ed Elf hanno vinto il primo premio utilizzando gli open data del trasporto pubblico urbano, restituendo i files GTFS dei trasporti quasi perfetti, e realizzando una webapp che riutilizza un progetto opensource della città di Ulm. Il premio, invece di essere intascato, è stato reinvestito nella comunità locale: Marco (che abita a Trento) e Elf (che fa base a Berlino) hanno usato il denaro per tornare a Matera, dove sono rimasti 15 giorni per migliorare il progetto (oltre che disseminarlo altrove - ecco perchè sono giunti a Potenza). Oltre al denaro, naturalmente, hanno donato al progetto il loro tempo: un dono incredibilmente generoso, due settimane di lavoro molto qualificato di due programmatori esperti.
Prima dell’Open Data Contest e prima della candidatura Matera 2019, c’è stato unMonastery, il progetto Matera 2019 di “non-monastero”, al quale hanno partecipato anche Marco ed Elf, nel quale hackers provenienti da tutta Europa hanno vissuto condividendo spazi, cibo, idee, lavoro, righe di codice. unMonastery è un progetto proposto al Comitato Matera 2019 da Edgeryders, la comunità europea di hackers che ha scelto la città dei Sassi per testare il suo primo prototipo di non-monastero.
E a voler salire ancora indietro, prima di tutto il resto c’è stato Visioni Urbane, il progetto della Regione Basilicata con il quale 5 immobili pubblici in disuso sono stati riattati e riprogettati per diventare contenitori culturali insieme alla community creativa della Basilicata, in un processo che ha completamente ribaltato le logiche di rapporto fra cittadini e pubblica amministrazione. E ancora prima di Visioni Urbane, un progetto regionale di formazione chiamato Short List Cultura, nel quale le associazioni culturali lucane, che ancora non si percepivano come community, sono state chiamate ad organizzare attività seminariali e formative per i ragazzi e per i propri pubblici, emergendo come singoli.
Un lungo cammino partito nel 2005, quindi, e approdato in un giorno d’inverno del 2015 all’Università degli Studi della Basilicata; un cammino che ha seminato per strada buone pratiche di partecipazione, cittadini consapevoli, creativi abilitati, pubbliche amministrazioni abilitanti, cittadini culturali, mobilitazione di intelligenze collettive, nuovi paradigmi di partecipazione che stanno sostituendo i vecchi.
Un cammino, nonostante tutto, solo iniziato: ci resta ancora tanta strada da fare.